Francesco Alberti, morto nel settembre del 1939, non fece a tempo a vedere i momenti più devastanti della seconda guerra mondiale. Si ricordava però molto bene della prima, vissuta al fronte come cappellano militare, lunghi mesi durante i quali non si risparmiò per aiutare i soldati flagellati dalla grippe. Da giornalista seguì inoltre con apprensione gli sviluppi della guerra civile spagnola, che confermò in lui l’aberrazione per qualunque forma di violenza.
Cappellano militare nella prima guerra mondiale.
Con l’uniforme di cappellano del Battaglione di montagna 30, composto da militi ticinesi, negli anni venti.
«La pace è il migliore dei beni per l’individuo. Può sollevarsi anche la più feroce tempesta, può scatenarsi contro di lui tutta la furia degli elementi, ma chi ha la pace nel cuore troverà sempre in esso un rifugio dove non arrivano i colpi della cattiveria umana. […] La pace è il tesoro del povero, è la condizione per il ricco di godere la sua agiatezza, è il profumo della vita stessa materiale, ed è la base per tutta la vita spirituale» (Francesco Alberti, predica radiofonica, Natale 1933)
«Parlare di pace in questa fosca primavera del 1938 può sembrare ingenuità. […] Proprio in questi giorni in cui i rappresentanti più autorevoli di una grande potenza hanno proclamato che sarà cambiata la carta del mondo; […] proprio in questi giorni in cui il capo assoluto di quello Stato ha dichiarato che quest’anno sarà storico, sarà l’anno definitivo: in questi giorni in cui non si sentono che esaltazioni belliche, in cui non si fa che accumulare, in masse enormi, i più raffinati ed i più tremendi ordigni di devastazione. La guerra è la maledizione dell’umanità. I contemporanei non hanno il bisogno di prove. La guerra è disastrosa anche se vinta, non solo per gli immani sacrifici che il ferocissimo Marte esige, ma anche perché la guerra è semente di altre peggiori» (Francesco Alberti, “Popolo e Libertà”, 16 aprile 1938)
L’editoriale di Francesco Alberti pubblicato sulla prima pagina del “Popolo e Libertà” del 16 aprile 1938.
«Per capire bene cosa sia la pace per il mondo bisognerebbe bene capire quello che è la guerra. Bisognerebbe poter farsi un’idea adeguata di quella somma di tutte le maledizioni; bisognerebbe che l’intelligenza umana potesse riuscire a comprendere ed il cuore umano riuscisse a sopportare tutto lo sgomento del flagello tremendo che, sotto le montagne dei cadaveri degli innocenti, dei più giovani, dei migliori cittadini, copre la sua oscena opera di devastazione» (Francesco Alberti, predica radiofonica, anni trenta)