Segnata nel profondo dalle sanzioni di guerra del primo conflitto mondiale (1915-18) e dalla grave recessione economica degli anni Trenta, la Germania elesse democraticamente Adolf Hitler a cancelliere del Reich il 5 marzo 1933. Cinque anni più tardi il potere nazista aveva raggiunto un’influenza tale da potersi permettere, in nome della comune discendenza tedesca, di annettere l’Austria alla Germania (il cosiddetto “Anschluss”) senza che nessun paese europeo riuscisse a trovare la forza di opporsi. Nel frattempo in Italia stavano avvenendo fatti simili, con l’ascesa al potere del partito fascista (1922) e del suo leader Benito Mussolini. Il 22 maggio 1939 Italia e Germania, note come le potenze dell’Asse, firmarono un “Patto d’acciaio” con il quale si promettevano reciproco sostegno.
Nell’estate del 1939 la Germania di Hitler, che già controlla Austria e Cecoslovacchia, è sorvegliata con apprensione dalle forze alleate, che temono nuove invasioni verso est.
Con il Patto Molotov-Ribbentrop del 23 agosto 1939, dai nomi dei rispettivi ministri degli esteri, Unione Sovietica e Germania nazista firmano un accordo di non aggressione che permette a entrambi di prendersi senza combattere un pezzo di Polonia.
Non dovendosi preoccupare dei sovietici, in pochi mesi di guerra la Germania è così in grado di invadere non solo la Polonia occidentale, ma anche Danimarca, Olanda, Belgio e Norvegia.
Con l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania e l’invasione tedesca della Francia, Hitler si espande in tutto il continente europeo, sconfinando anche in Nord Africa.
Nel corso del 1940 la Francia viene divisa in due parti: da un lato i territori del nord-ovest, gestiti dai tedeschi, e dall’altro la “Francia di Vichy”, un protettorato formalmente indipendente, in realtà satellite del Terzo Reich. Figura emblematica del governo collaborazionista francese è il generale Philippe Pétain.
Inizia finalmente, dopo un anno di guerra, la riscossa degli alleati: in Grecia l’esercito italiano, alleato dei nazisti, subisce le prime importanti sconfitte.
Grazie all’intervento dei tedeschi le forze dell’Asse riescono a riconquistare la penisola balcanica.
L’attacco tedesco sul fronte sovietico, sferrato il 22 giugno 1941 e noto come “Operazione Barbarossa”, interrompe di fatto l’accordo di non aggressione: l’Unione Sovietica entra ufficialmente in guerra dalla parte degli alleati.
La guerra sul fronte orientale segna un’importante svolta in favore di Germania nella primavera del 1942, con la conquista della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dopo un interminabile assedio iniziato l’inverno precedente.
Nell’autunno del 1942 l’Unione sovietica riesce ad invertire i rapporti di forza, iniziando a respingere i nazisti nella regione di Stalingrado. In quegli stessi giorni l’esercito britannico segna un grande successo in Egitto, ad El Alamein.
Lo sbarco alleato in Sicilia, con truppe americane e britanniche, e i continui bombardamenti nel centro e nord Italia convincono alcuni gerarchi fascisti a deporre Mussolini e a firmare l’armistizio con il generale Eisenhower l’8 settembre 1943.
Mentre gli alleati risalgono lentamente l’Italia, Mussolini riesce a fuggire al nord e con l’aiuto dei nazisti fonda la Repubblica Sociale Italiana, nota anche come Repubblica di Salò. Da questo momento l’Italia è divisa in due dal fronte di guerra.
Il 6 giugno 1944 gli alleati riescono, con un imponente dispiegamento di forze e moltissime vittime, a conquistare un piccolo tratto di costa in Normandia: lo sbarco segna una svolta negli equilibri di guerra e prelude alla capitolazione dei tedeschi.
La riconquista alleata di Francia, Belgio, Olanda e Polonia stringe i nazisti in un cerchio sempre più stretto. Il 27 gennaio 1945 i sovietici entrano ad Auschwitz e il mondo scopre l’orrore dell’Olocausto. Il suicidio di Hitler nel suo bunker di Berlino, il 30 aprile 1945, chiude simbolicamente la Seconda Guerra Mondiale.