«Ci installammo alla bell’e meglio. Le famiglie sedevano a gruppetti sul pavimento di pietra. Quando il decano della casa, un Ceco, vide mio padre, che era di salute malferma, gli portò un grosso cartone, un oggetto di grande valore al campo (era infatti pensato come surrogato del materasso) affinché mio padre non fosse costretto a giacere sul nudo pavimento, come tutti gli altri» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 46)

Disegno di A. Fröhlich, artista imprigionato a Theresienstadt assieme a Federica Spitzer, in cui si immagina ironicamente una scena di solidarietà tra detenuti (Archivio storico di Lugano, Fondo Federica Spitzer).
«Nei due giorni successivi, durante i quali dovemmo lavorare ancora nella panetteria, Zdenek mi diede altro pane da portar via. E alla fine mi disse che intendeva continuare ad aiutarci dandoci di tanto in tanto del pane. Un comportamento che, come si può immaginare, era rigorosamente vietato.[…] Dopo la fine della guerra appresi da un conoscente, deportato con lui ad Auschwitz, che Zdenek fu spedito direttamente alle camere a gas appena sceso dal treno» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 54 e 113)