Grazie alla libertà di movimento concessagli (non senza pericoli) dal suo statuto di diplomatico, durante l’inverno 1943-44 Sommaruga continuò a percorrere Roma in lungo e in largo per svolgere missioni affidategli dalla Croce Rossa e dal suo stesso senso del dovere. Visitava periodicamente quelli che nelle lettere alla moglie chiama “i nascosti”, ebrei e altre persone in fuga dai nazisti, da lui aiutati concretamente con beni di prima necessità o trasporti da una parte all’altra della città: «La vita continua nella solita tensione con quella apparente calma: ho fatto colazioni dai due Bulgari, continuo a vedere un po’ tutti compresi i 36171 [nascosti] che mi chiamano, mi chiedono consiglio» (17 ottobre 1943).
Lasciapassare nazista grazie al quale Carlo Sommaruga poteva circolare, a Roma, anche nei quartieri controllati dai tedeschi (Berna, Archivio federale svizzero, Fondo Cornelio Sommaruga).
«Oggi pomeriggio ho aiutato gli Incisa a portare il figliolo alla clinica Bello Sguardo, da qualche giorno dava palesi segni di alienazione ed oggi mi ha fatto un’impressione terribile: vede dappertutto giapponesi, continua a dire “coraggio” e ripete che hanno distrutto San Pietro e portato via il Papa che ritornerà come un angelo e la chiesa di San Pietro risorgerà. “Tutto sarà finito in cinque minuti”. È stato straziante vedere quei poveri genitori. […] Ho portato a casa gli Incisa che non sapevano più come ringraziare. Macchine private ne circolano pochissime (per la maggior parte asportate) così pure sono scomparsi i taxi, molti autobus sono stati inviati nel nord» (18 ottobre 1943)
Documento della polizia militare alleata che attesta la proprietà dell’auto della Legazione svizzera a Roma guidata da Carlo Sommaruga (Berna, Archivio federale svizzero, Fondo Cornelio Sommaruga).
«Arriva affannato Oscar, teme moltissimo per lui e la moglie. Stasera li ospiterò io per tranquillizzarli […] dormiranno nel letto delle bambine» (10 settembre 1943)
L’industriale ebreo Oscar Sinigaglia (1877-1953) fu tra i maggiori protagonisti dello sviluppo siderurgico in Italia, fondando tra l’altro gli impianti ILVA di Taranto. Dopo la promulgazione delle leggi razziali nel 1938 e in special modo dopo l’occupazione nazista dell’Italia nel settembre del 1943 dovette nascondersi, con la moglie Marcella Mayer, per sfuggire alla cattura dei tedeschi. Carlo Sommaruga li aiutò in ogni modo, ospitandoli nella propria casa e favorendo la loro clandestinità fino alla liberazione di Roma.