Alla vocazione sacerdotale e a quella, meno sentita, per l’insegnamento, Francesco Alberti sommò ben presto una sincera passione per l’attività giornalistica, che lo accompagnò ininterrottamente dagli anni dieci fino alla morte. Le sue collaborazioni al “Popolo e Libertà”, a “Il Lavoro” e ad altre testate di area conservatrice testimoniano la sua caparbietà nella difesa dei più deboli e nella promozione della democrazia, senza paura di esprimere idee che erano allora piuttosto controcorrente. Basterebbe confrontare il diverso tenore con cui il “Corriere del Ticino” e il “Popolo e Libertà” riportarono nella Svizzera italiana la notizia della promulgazione delle leggi razziali in Italia, nel novembre del 1938. Il “Corriere del Ticino” si limitò a fornire la notizia, mentre il giudizio espresso dal quotidiano diretto da don Alberti fu, sin dal titolo, netto e inequivocabile: «Sull’esempio nazista».
Il “Corriere della Sera” dell’11 novembre 1938.
Il “Corriere della Ticino” del 12 novembre 1938.
(dettaglio della pagina precedente)
Il “Popolo e Libertà” del 12 novembre 1938.
(dettaglio della pagina precedente)