Con l’intento di colpire alcuni punti strategici della capitale (fabbriche, caserme, stazioni) i Paesi alleati bombardarono Roma una prima volta il 19 luglio 1943, danneggiando soprattutto il quartiere di San Lorenzo. Un secondo bombardamento, meno devastante, avvenne il 13 agosto e accelerò la dichiarazione di “città libera” e la firma dell’armistizio dell’8 settembre.

«La Chiesa di San Lorenzo è certamente molto danneggiata, non completamente distrutta, sul piazzale alberi divelti e lungo la via Tiburtina a destra e a sinistra una casa sì ed una no sono demolite, così molte e molte case fra la Tiburtina e Porta Maggiore (San Lorenzo) e così verso la stazione e via Prenestina. Veramente fa un’impressione terribile questa devastazione: si vede che le bombe erano di piccolo calibro perché certe case sono solo cadute in parte. Lo spettacolo più commovente è quello della gente che ricerca i mobili e forse i parenti sotto le rovine: stringe il cuore vedere uomini e donne scavare e ricuperare piccole cose a loro tanto care» (Carlo ad Anna Maria, 8 agosto 1943)

Pio XII tra la folla dopo il bombardamento alleato del 13 agosto davanti a San Giovanni Laterano (Istituto Luce). Carlo Sommaruga fu testimone oculare di quella visita.

«Spero poterti parlare questa sera per tranquillizzarti. Stamane alle 11 precise allarme ed immediatamente pioggia di bombe sulle stazioni, Tuscolana, Tiburtina, Littoria. Una cosa impressionante. Enormi colonne di fumo si sono immediatamente alzate, clacson di ambulanze. Alle 12.15 uscii dalla Legazione, non sparavano più ed andai in Vaticano dove alle 12.30 avevo appuntamento con Sua Eccellenza Montini. Alle 12.40 mi riceve, alle 12.42 lo chiama il Papa ed ho assistito all’uscita del Papa che 10 minuti dopo l’allarme andava sui luoghi colpiti. Mi recai anch’io con Monsignor Forni verso San Giovanni e li arrivò il Papa. Non ti dico quello che fu, applausi, grida di «vogliamo la pace», imprecazioni «perché non ottieni la pace». È stato meraviglioso il Santo Padre senza nessuno in mezzo alla folla» (Carlo ad Anna Maria, 13 agosto 1943)

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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