«L’accampamento di fortuna realizzato in soffitta ci occupò al punto da non lasciarci tempo per riflettere. Col passar dei giorni, però, cominciai a guardarmi intorno. Ai piani inferiori, che un tempo facevano parte di un’abitazione, donne, in maggioranza anziane, dormivano vestite, distese su sacchi di paglia. Erano quasi tutte affette da dissenteria. Coloro che riuscivano a scadenze ravvicinate dovevano correre alle latrine che si trovavano nel cortile. Ma molte non ce la facevano più, erano troppo deboli e se non disponevano di un vaso, lasciavano andare tutto sotto di sé» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 47)
«Con mia grande sorpresa, mi accorsi che alcune persone avevano infilato un cucchiaio nella cintura: non riuscivo a spiegarmene la ragione. Solo più tardi capii che il cucchiaio era importante nel caso in cui ci si imbattesse qua e là in una lattina o qualche altro contenitore di cibo vuoto, dal quale si riusciva magari a grattar fuori ancora qualcosa» (Federica Spitzer, “Anni perduti”, 47-48)