«Da parte mia le posso assicurare che questi contatti con i giovani mi procurano enorme gioia; vedo in essi l’opportunità di dialogare con loro, di sensibilizzare su problemi di fondamentale importanza, come quello dell’odio razziale, della segregazione, della guerra […] spero in tal modo di dare un piccolo contributo educativo e spero che questo possa aiutarci a preservarci in futuro da catastrofiche manifestazioni» (Federica Spitzer, lettera a Diego Erba, direttore della Divisione della Scuola)

Tra il 2000 e il 2001, in seguito alla pubblicazione del libro “Anni perduti” e su interessamento dell’allora direttore della Divisione della scuola Diego Erba, Federica Spitzer fu invitata in diverse scuole ticinesi a testimoniare la sua esperienza di deportata. Incontri si tennero presso le scuole medie di Breganzona, Cadenazzo, Lodrino, Agno, Ambrì e Besso e presso il liceo di Locarno.

Sempre molto interessata alle impressioni che i suoi interventi nella scuola suscitavano negli allievi, Federica Spitzer amava raccogliere e conservare le riflessioni scritte dagli studenti. Molte di queste sono ancora oggi conservate nel suo archivio personale, come quella riportata nell’immagine in alto, redatta da uno studente di IV della scuola media di Breganzona.

Lettera di una ragazza della scuola media di Cadenazzo. Dopo aver ringrazio Federica Spitzer per la sua testimonianza, la studentessa crea un collegamento tra l’esperienza drammatica vissuta della Spitzer e le più recenti vicende del Kosovo, che hanno interessato la sua famiglia, manifestando un sentimento di vicinanza emotiva, sintetizzato nel congedo finale «La ringrazio e la capisco».

Pagina speciale del “Giornale del Popolo” (21 marzo 2006) con i contributi di alcuni studenti che incontrarono Federica Spitzer.

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Federica Spitzer

(Vienna 1911 – Lugano 2002), di origine ebraica, scelse volontariamente la deportazione a Theresienstadt per salvare la vita dei suoi genitori. Scampata alla Shoah, testimoniò ai giovani delle scuole ticinesi l’orrore del Lager, ma anche l’irriducibile forza di resistenza degli esseri umani.

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Marietta Crivelli Torricelli

(Lugano 1853 – 1928), fondatrice della “Società di mutuo soccorso femminile”, delle “Case del soldato” e di numerose altre iniziative filantropiche, per tutta la vita si dedicò con energia e abnegazione ai bisognosi, tanto da essere soprannominata e nota in tutto il Cantone come la “Mamma dei poveri”.

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Francesco Alberti

(Montevideo 1882 – Bellinzona 1939), sacerdote cattolico, direttore del quotidiano «Popolo e Libertà» e amico di don Luigi Sturzo, fu tra i primi nel Canton Ticino a denunciare con fermezza le colpe e i pericoli del fascismo, nonché i soprusi della guerra di Spagna e di ogni totalitarismo.

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Carlo e Anna Maria Sommaruga

Carlo Sommaruga (Lugano 1902 – Roma 1955), diplomatico svizzero, a rischio della vita diede protezione a famiglie ebree perseguitate dai nazifascisti, ospitandole nella sua casa romana e a Villa Maraini. Sua moglie Anna Maria Valagussa (Roma 1905 – 1998), infermiera della Croce Rossa, si spese per aiutare rifugiati italiani riparati in Svizzera, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale, politica o confessionale.

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Guido Rivoir

(Champdepraz 1901 – Lugano 2005), pastore valdese, antifascista e generoso sostenitore di persone in difficoltà, dopo il colpo di stato che depose nel 1973 il presidente Allende e inaugurò la dittatura di Pinochet fu tra i più convinti sostenitori dell’azione “Posti liberi per i rifugiati cileni”.

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