Sin dal 1936 Carlo Sommaruga era stato consulente economico della Legazione svizzera a Roma, ma soltanto con l’approssimarsi della guerra si convinse ad abbracciare interamente la sua vocazione per la diplomazia. Lavorò alla Divisione degli interessi stranieri della Legazione, di cui divenne capo, garantendo la salvaguardia di beni materiali dei Paesi alleati (prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943) e dei Paesi dell’Asse (dopo l’armistizio). Parallelamente, in modo per lo più ufficioso, operò per la salvezza di ebrei in fuga dal regime e dalle rappresaglie naziste. Nel carteggio con la moglie Anna Maria il lavoro quotidiano alla Legazione, e quello nascosto in favore delle persone che dipendevano dalla sua generosità, assume una parte preponderante.
Alla scrivania della Legazione Svizzera a Roma durante la guerra (Archivio famiglia Sommaruga).
Lettera del Ministero belga degli affari esteri a Carlo Sommaruga, per ringraziarlo del suo impegno durante la guerra (Berna, Archivio federale svizzero).
«Qui la giornata di oggi è passata relativamente calma. È passato qualche carro armato tedesco per Via Veneto di pattuglia senza sparatoria. […] Se non mi hai ancora telegrafato per il mio eventuale rimanere a Roma non lo fare e scrivimi perché le notizie di oggi sono più tranquille. L’ambasciatore tedesco ed il commando della Wehrmacht sono in rapporto con noi ed il pericolo di vederci rubare dai soldati tedeschi la macchina sembra passato per il salvacondotto che avremo domani. Andrò allora a Tivoli a prendere un po’ d’uva e patate» (Carlo ad Anna Maria, 15 settembre 1943)